ILLUSIONI OTTICHE: L'INIBIZIONE LATERALE


Il caso del quadrato grigio. I due quadrati A e B hanno lo stesso colore!


Non ci credete? Ecco la GIF inconfutabile: .
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Il fenomeno ha un nome: è l’effetto Cornsweet. Accade a causa di un meccanismo del cervello chiamato inibizione laterale.
Per capire come funziona bisogna sapere due/tre cose sul modo in cui noi vediamo le cose. Le cellule che si trovano nelle pareti posteriori dei nostri occhi reagiscono all’energia della luce che si proietta all’interno. La luce si trasforma in un impulso elettrico diretto ad altre cellule nel cervello che raccolgono i segnali da (moltissime) altre cellule oculari e ne fanno un “riassunto”. In altre parole, interpretano i milioni di segnali che derivano dai milioni di cellule oculari e ne formano un’immagine unica, luminosa e colorata.
Ebbene, esistono diversi modi con cui le cellule cerebrali addette all’elaborazione dell’immagine si influenzano a vicenda. Uno di questi è proprio l’inibizione laterale: le cellule più attive “spengono” la sensibilità di quelle vicine, rendendole meno attive. Il risultato è che il segnale di un lato del confine tra bianco e nero si amplifica, mentre diminuisce quello che si trova dall’altra parte, creando un contrasto maggiore di quello che esiste in realtà. Ciò permette di vedere le cose in modo più vivido, ma a volte ci inganna, proprio come in questo caso.
Ma la cosa notevole è che funziona anche per l’udito, il tatto e l’olfatto.


Oppure il caso della griglia con l’illusione dei punti grigi all’incrocio delle linee orizzontali e verticali.
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L'effetto Mach (dal nome del suo postulatore Ernst Waldfried Mach) è un effetto ottico che suggerisce un gradiente all'interno di una barra grigia di un solo colore.
È dovuto alla tendenza dell'occhio umano di vedere bande di rinforzo luminose o scure, tra zone a differente luminosità.
Nel protrarsi dei suoi studi sulla visione, Mach arrivò alla comprensione della stretta dipendenza tra la percezione della luce e l'illuminazione della zone ad essa circostanti. Servendosi di quelle che sono poi divenute storicamente note con il nome di Bande di Mach (insieme di più strisce di colore uniforme che digradano dal chiaro allo scuro, come per esempio dal bianco al giallo passando per una scala di gialli sempre più scuri) il fisico si rese conto che l'uniforme passaggio della luminosità da colori scuri a colori più chiari portava alla percezione visiva di un colore più scuro nel margine di contatto di ogni striscia con quella più chiara, sebbene ogni striscia fosse in realtà monocroma.
Tale fenomeno venne poi successivamente interpretato dallo stesso Mach come il processo di interazione laterale di tipo antagonista tra elementi nervosi della retina.